Quello che le donne (ancora) subiscono

Buonasera miei e mie madreperle!

Oggi vorrei dedicare un piccolo articolo al fatto che, nonostante sia aumentata la sensibilizzazione sugli stupri, e la dimostrazione è il video-Tweet di Francesco Facchinetti che ispira questo scritto, ancora la strada da percorrere è tantissima. È significativo che a dire queste parole, come quelle che usa lui sia un uomo, ma non in quanto tale, bensì perché spesso si sente ancora dire “Se l’è cercata”, “Era vestita da donnaccia” e altre frasi che giustificano la violenza dell’uomo in nome della pulsionalità. Inoltre, come se le cose non fossero già sufficientemente degradanti e degradate così, il commento di cui parla Francesco è quello di un altro uomo, tale Abid Jee, che dimostra di essere ancora convinto che la sessualità femminile sia subordinata all’uomo e, pertanto, sempre fruibile. Riporterò frasi corrette grammaticalmente, ma senza modificare in alcun modo il senso originale dell’esternazione.
“Una volta che è dentro, la donna si calma e gode come in qualsiasi altro rapporto.”
Queste le parole del soggetto. Fanno rabbrividire, dico bene? Io ho provato un tale moto di disgusto che non potete immaginare quando le ho sentite, disgusto che ha trovato sollievo solo nel riscontro successivo di Francesco. Ora, senza soffermarsi sul fatto che il nostro caro Francesco chiama vendetta dicendo, non del tutto sbagliando, “Ecco, visto che la pensi così, proviamo su di te e poi riparliamone”, parole che moralmente non sono accettabili, ma che penso che per gli uomini come quel soggetto citato siano il MINIMO indispensabile per capire la gravità di quanto ha detto; dicevo, senza soffermarsi sulle sue parole, questo lascia ancora un grosso punto di domanda circa la società in cui ci troviamo.
Forse non dovremmo stupirci, come invece facciamo, che nel mondo oggettualizzante che ci ritroviamo appresso ci siano ancora soggetti che non considerano la parità degli altri nella misura giusta. Tutti si concentrano sulla parità dei sessi in maniera letterale, ma quello che dovremmo riuscire a capire e a ottenere è la parità MORALE dei sessi. Che l’uomo e la donna hanno diritti, voleri, desideri e aspettative che sono equamente riconoscibili e che abbiamo l’obbligo morale di riconoscere.
L’affermazione in esame, che non ripeterò per evitare di star male, è di una misoginìa così grave e furiosa, tale da sottintendere l’uso oggettuale del corpo femminile, che sembra identificato con la funzione sessuale. “Si calma”, come se le funzioni mentali e la ritrosia fossero una finzione e, in realtà, lo stupro non sia un fatto così grave, dato che in fondo la donna gode lo stesso. Ora capisco perché la parità sta ottenendo tutte queste resistenze e tutte queste difficoltà nel percorso del suo raggiungimento. Ci sono ancora (tanti) stereotipi, come la donna-madre, che non si realizza finché non adempie al supremo compito della riproduzione. Perché, prima senza figli non era già donna? Oppure la donna-capo, che per esserlo deve necessariamente apparire nell’immaginario comune poco femminile o totalmente scissa con le altre sfere della sua vita, come la sua sessualità o la sua famiglia.

Mi piacerebbe poter dire che questa situazione è a buon punto per cambiare, ma finché ci saranno persone che sottovalutano la gravità di queste idee di base, sempre della famiglia dell’inferiorità della donna rispetto all’uomo, ho i miei seri dubbi che i femminicidi possano diminuire.

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